venerdì 28 gennaio 2011

Riccobellis – Booze-Up With Dee Dee Ramone



I Riccobellis sono un trio bresciano che si diverte e diverte con quel tipo di punk rock ramonesiano di cui non mi stancherò mai: tre accordi che hanno una forte energia alcolica, testi brevi e diretti, tanti coretti divertenti da cantare ed un downstroke come si deve. D’altro canto i Riccobellis si erano già fatti conoscere con un 7” che metteva in evidenza il loro stile. Questa nuova uscita, pubblicata dalla giapponese SP. Records, non ha deluso le mie aspettative. I due singoloni dell’album sono sicuramente “I’m Going Into Space” e “Only You”, ma anche “Love is a Tender Question” e “Dreaming of R’N’R Highschool” meritano attenzione.
Insomma andate ad ascoltarvi i brani su myspace o compratevi il disco. Non ve ne pentirete.



Recensione di Ame Bumpkin'

giovedì 20 gennaio 2011

Recensione Indierocketradar with The Last Project + Capozeella + Likely Lads + Strobo Monsters @ Rocket


Si, esco anche di martedì sera perché me ne vado al Rocket. Arrivo alle dieci passate pensando di essere in ritardo e invece la porta della sala live non è ancora aperta... vabè, dovrei saperlo ormai, pago e mi fumo l'ennesima sigaretta.
Finalmente alle dieci e mezza circa possiamo tutti precipitarci al piano inferiore del locale. Questa sera conosco solo due dei quattro gruppi che suoneranno, quindi devo stare attenta e prendere appunti. Sono in fila per prendere da bere (si... c'è già fila!) e sento che giù i Last Project hanno cominciato a suonare... mannaggia. Mi infilo tra la gente e arrivo quasi in prima fila. Rimango piacevolmente stupita già dopo i primi tre o quattro pezzi; i Last Project suonano un indie rock veloce, dai ritornelli accattivanti, di quelli che non faticano ed entrarti in testa. Il loro stile compositivo si ispira molto a quello degli Strokes di “Reptilia” o “12.51” per intenderci, e il loro pezzo “A perfect mask” ne è una prova lampante. La voce del cantante non è forse perfettamente calda come su disco, ma riesco tranquillamente ad apprezzare almeno la metà dei pezzi in scaletta. “Niente di nuovo sotto il sole” quindi, ma sicuramente sanno offrire una buona carrellata di canzoni fresche e leggere.
La staffetta passa ai Capozeella. Loro li ho già sentiti una volta e so quanto sono bravi, soprattutto so quanto c'è da ballare. Che siano dieci minuti o mezz'ora, i Capozeella sanno come intrattenere il pubblico, fanno divertire ma soprattutto si divertono; la presenza scenica della band è fantastica, il Rocket è in fibrillazione. Il suond del synth che si fonde con la carica dei quattro ragazzi milanesi crea un atmosfera perfetta. Quasi alla fine del live poi, dal soffitto scende una pioggia di bolle di sapone e tutti non possono far altro che rimanere a bocca aperta. Ottima la scelta delle cover e perfetta la chiusura con il loro pezzo nuovo in italiano “Studio le stelle”.
Qualche minuto dopo, tra la folla che ormai ha riempito il Rocket, si fanno strada quattro ragazzi in maglietta a righe bianche e nere e giacca di pelle: sono i Likely Lads. E' inutile a questo punto nascondere il mio debole per loro, è una cosa risaputa e quindi non voglio sentire storie... si faccia avanti chi non ha delle preferenze. I Likely Lads offrono ai fans il consueto show fatto di ritmi incalzanti e pezzi power pop leggeri, scritti apposta per far divertire e canticchiare spensierati. Nonostante i fischi che partono dalla chitarra del cantante e dalla semplicità con cui impostano i live, i Likely Lads non deludono, e i fans non smettono di dimostrare il loro affetto incondizionato.
A questo punto della serata è praticamente impossibile muoversi all'interno del Rocket; lo stretto corridoio al piano di sopra che porta verso l'uscita è stracolmo di persone... vabè, si sapeva anche questo! A parte questi piccoli fastidi c'è da sentire ancora l'ultima band, gli Strobo Monsters. Io non li avevo mai visti live... e penso che non li vedrò mai in faccia durante un loro concerto perché i Monsters si presentano sul palco con tanto di maschere (una glitterata e una da panda) e passamontagna. Ci propongono uno stile completamente diverso da quello delle altre band della serata; il sound è più orientato verso l'elettronica, genere per il quale non nutro una grandissima passione, ma per mia fortuna loro “la suonano diversa”. Niente batteria, chitarra possente e synth si mischiano per creare un risultato a metà tra l'elettronica, il punk e il rock. Anche grazie a questo favoloso mix, i pezzi risultano molto apprezzabili e non annoiano, ma anzi incoraggiano ancora di più i balli. Unica piccola pecca è il volume... le loro canzoni, se suonate ad un livello un po' più alto, avrebbero fatto crollare il Rocket.


Recensione di Arianna
Foto di Gabriele Gastaldin

Altre fotografie della serata le trovate qui (Indierocketradar @ Rocket)

lunedì 10 gennaio 2011

Recensione Daisy Chains + Urban Clothes + Colin Farrell + Skinniboys + Tso! @ Magnolia!

La situazione iniziale è stata questa: sei gennaio, epifania, magnolia.
Come ben sapete tutti ormai, né la pioggia né la neve, nessuna condizione atmosferica ci ferma, tantomeno la befana.
Sono le ventuno e trenta, c'è un gran silenzio e il cancello del magnolia sembra chiuso ma noi entriamo lo stesso.
Operazione tesseramento. Essì nuovo anno, rinnovo della tessera soci, mi sembra ovvio.
Finalmente siamo dentro e raggiungiamo i nostri amici di "The kids are united" che hanno già cominciato a metter su un po' di bella musica.
Il locale è ancora vuoto quindi si fan due chiacchere coi primi arrivati e si prende da bere; vodka lemon per intenderci, sarà anche il 2011 ma i gusti son sempre quelli.
Tra una partita a biliardino e un'altra è tempo di cominciare. I primi a salire sul palco sono i TSO, band garage/pop/surf milanese (la bassista è la stessa delle Cocos per intenderci) che, sprovvisti di un batterista si sono arrangiati con delle basi registrate, facendo comunque la loro “porca” figura tra pezzi in inglese e italiano. La gente comincia ad arrivare a scaglioni e ad avvicinarsi al palco mentre i tre giovani scaldano l'atmosfera con pezzi davvero accattivanti che vengono molto ben apprezzati dal pubblico.
Dopo la prima mezz'ora è il turno degli Skinniboys, un quartetto tutto garage/indie-rock dalle sonorità un po' psichedeliche, che riescono a far esplodere il pubblico coinvolgendolo al centopercento. Band davvero impressionante. Da citare “A forest” dei Cure, personalizzata alla grande. Ben fatto Skinni!
Tra una band e l'altra continua il djset; siamo ormai a metà serata e il magnolia è stracolmo di persone parlanti, vaganti, scatenate; comunque davvero tante per essere una serata di inizio anno, oltretutto di festa.
Il terzo gruppo è pronto ad esibirsi, loro sono niente popòdimeno che i Colin Farrel. Gruppo punk capitanato dal nostro energico quanto strampalato Mob. Un pazzo (in senso buono) che vaga qua e là cantando pezzi come Neil Aspinall (nel quale il ritornello è stato tramutato in Pete Doherty is dead), Eat me e Lollo is on cortisone (ormai l'inno della band e dei fan).
Uno spettacolo imperdibile il loro che vede il pubblico seguire, letteralmente parlando, il cantante sul palco, giù dal palco e perfino in bagno. 'Streets on fire, the MOB goes wild.
Gli Urban Clothes sono i prossimi in scaletta. Un indie pop rock il loro, dalle sonorità travolgenti e malinconicamente energiche; i loro testi sono forse la parte più convincente e che più spicca come dote del quintetto milanese. A parte qualche ragazzetta che si dimenava sotto il palco, il pubblico seppur numeroso risultava un po' freddo ma comunque interessato a sentirli; e seppur non sarà stata una delle serate migliori da questo punto di vista, d'altro canto rimangono tecnicamente perfetti e precisi, esperti e capaci di trasportare l'ascoltatore nel loro piccolo/grande mondo.
Il gran finale è tutto bergamasco con i nostri amici Daisy Chains. Band indie-rock capace di unire tutto il pubblico in una catena di corpi e braccia, di cori generali; i loro inconfondibili riff di chitarra e giri di basso veloci coinvolgono tanto da non lasciarti scappare, devi stare lì a sentirli, a cantare e ad avere una mezz'ora di confronto emozionale con loro. E tutto questo è fatto in perfetto stile gentlemen.
Siamo giunti al termine, o quasi, perché tra una sigaretta e l'altra la gente ora si scatena nelle danze e si lascia andare sulle note delle canzoni proposte dai due dj bolognesi del “Death Dudes & Depravation” venuti a trovarci direttamente dal Covo. Viva viva la befana!


Recensione di Catia