martedì 22 marzo 2011

Recensione Indierocketradar with M!R!M + Vomit Tongues + Bob in the Box + Wyns! @ Rocket


15/03/2011

Arrivo al Rocket in perfetto orario e mi fiondo diretta al bar perché fuori c'è un tempo da lupi. La serata comincia però un bel po' dopo, verso le 23, quando sale sul palco la prima band, gli Wyns, una indie band composta da cinque ragazzi di Luino. Hanno un repertorio fatto di ottimi pezzi molto orecchiabili e talvolta anche molto emozionanti; di certo i cinque ragazzi sanno il fatto loro. Il loro suond è un mix tra Strokes e Editors, molto Maccabees. Un'ottima mezz'ora di live che apre una grande serata. C'è già un bel po' di gente ad ascoltarli, ma la sala concerti non è ancora piena.
I secondi sono i Bob in the box, sono rimasti in tre (ormai da un po') ma è come se suonassero in mille; sanno regalare una varietà di suoni incredibile. Elemento che li contraddistingue è buonissima base ritmica, una batteria potente e importante, con arrangiamenti che ti fanno davvero gasare. Oltre a proporci molti dei loro pezzi, questa sera ci presentano anche una grandissima cover, “The shadowplay” dei Joy Division, che eseguono egregiamente. Suoni ottimi e un bel coinvolgimento da parte del pubblico.
Finita la loro performance bisogna lasciar spazio al wild. I Vomit Tongues sono quel suono che da un taglio netto con i gruppi precedenti; hanno portato il garage punk (quello più violento e casinista) dentro alle porte del Rocket, e l'hanno fatto tremare nel vero senso della parola. Il cantante si agita e ri-agita, fa schizzare il microfono ovunque e alla fine lo rompe, tant'è che ad un certo punto ci canta dentro ma non si sente quasi niente. Poi, non contento, tira delle botte assurde al piatto della batteria... l'asta dopo un po' cede e finisce per rompersi pure quella, così vanno avanti a suonare gli ultimi pezzi con il batterista che non può usare uno dei due piatti. Lì davanti, tra i piedi del cantante e quelli dei primi sotto il palco, campeggia una bottiglia di birra (no, erano più di una) che a fine concerto non è vuota, di più. Comunque il pubblico che li segue non è il solito di sempre; c'è un misto di eccitazione e imbarazzo... l'eccitazione, quando si assiste ad un concerto dei Vomit, è data dal fatto che sei lì perché sai che potrai goderti appieno uno show grezzo, puro e selvaggio, capace di farti apprezzare il “lato oscuro” della musica live milanese. Ma l'imbarazzo sui volti di alcuni presenti non l'avevo ancora notato e probabilmente è da attribuire al fatto che i ragazzi non hanno trasmesso (questa sera e almeno per quanto mi riguarda) quel qualcosa in più: forse è mancato il gusto, il vero intento, non si atteggiano più come li ho visti in passato per le prime volte... sembra che debbano spaccare il mondo ma in realtà non riescono a spaccare molto... se non microfoni & co. Conto di vederli più genuini in futuro.
Comunque, finito il live dei Vomit Tongues, ci si accorge facilmente ovunque ti giri che il Rocket è praticamente tappato dalla gente, bar e sala concerti sono strapieni. Gli ultimi a salire sul palco sono i M!R!M, (che sta per My Rockin' Mother). Due giovani ragazzi che infiammano il locale con un suond aggressivo e trascinante. Nel casino di gente più totale eseguono i loro pezzi, tutti marcati da una traccia post/punk con scie new wave. Una voce intensa crea un effetto evocativo, effetti distorti provocano agitazione (quella buona!). Ciò che gli M!R!M sono è un miscuglio esplosivo di caos, velocità, violenza e calore; i pezzi che suonano stasera sono tutti super-rapidi. Grandissimo divertimento e persone ammassate una addosso all'altra... unico piccolissimo difetto è forse il fatto che dopo un po' mi è sembrato di sentire sempre la solita roba... ma sono sicura che la prossima volta potrò ascoltarli con più attenzione e pentirmi di ciò che ho appena detto.
Finiti i live, il Rocket non accenna a svuotarsi, anzi, chi per pigrizia o disinteresse era rimasto al bar, adesso si riversa sotto la consolle come un fiume in piena e io sinceramente così tanta gente presa a ballare sul Djset che è andato avanti fino a quasi alle 3 di notte non l'avevo mai vista.

Recensione di Arianna
Foto di Giovanni Rabuffetti
Altre fotografie della serata le trovate qui (Indierocketradar)

domenica 13 marzo 2011

Recensione Likely Lads "Love is all you need" Release Party with Radio Days & Yum Yums!


Non è la prima volta che parlo dei Likely Lads (anzi, ormai ho perso il conto), ma mi sembra giusto ritornare a citarli visto che l'altra sera hanno presentato il loro primo ed ufficiale EP “Love is all you need”. Un EP farcito di tanta fatica, visto che se lo sono autoprodotto, ma a maggior ragione ancora più pieno di passione e voglia di fare.
La location scelta per l'evento è il caro vecchio Ligera di viale Padova e la serata, oltre che per il release party dell'EP, è imperdibile per altri due motivi; vi dico solo i nomi delle band che hanno suonato... Radio Days e Yum Yums.
Ad aprire le danze sono i Radio Days. Questa sera mi sembrano un pochino più deboli delle altre volte, l'entusiasmo che trasmettono è un filo sotto la media... siamo abituati a vederli più carichi. Suonano comunque in maniera perfetta tutti i loro pezzi più famosi e le ormai consolidate cover, lanciando dediche a qualcuno dei presenti. Le persone accalcate sotto il palco a seguirli sono sempre in gran numero ed è impossibile non lasciarsi catturare dalle melodie trascinanti e importanti di ogni loro canzone. Non ci sono alti e bassi, ma soltanto grandi pezzi sparati uno dopo l'altro che non annoiano... anche se io scalpitavo in attesa di “Evelyn town”.
Quando finiscono di suonare mi accorgo della quantità di gente impressionante che affolla il Ligera; l'atmosfera che si è creata è davvero unica.
Mi infilo la maglietta appena comprata dei Likely Lads e corro sotto il palco un'altra volta. Mi viene da pensare che “Love is all you need” è un titolo proprio azzeccato, visto che gli abbracci/balli dei fans sotto al palco ma soprattutto l'essenza e lo spirito dei Likely Lads è esattamente questo. Sono carichissimi, dalla prima all'ultima canzone, non calano mai d'intensità. Ci suonano tutti i loro pezzi più freschi e diretti come “Dance dance dance”, intervallandoli alle cover tra cui la più bella quella di “That's what life is all about” del re del Power Pop, niente-popò-di-meno che Paul Collins, e poi ci propongono anche sound un pochino più tristi come nella bellissima “One last chance”. Finito il live sono tutti contenti e soddisfatti, prontissimi per l'ultima e incredibile band, gli Yum Yums. Per chi di voi non li conoscesse vi posso solo dire che non sono un gruppetto qualunque pescato chissà dove, ma un gruppone norvegese, uno dei pochi e importanti capostipiti del vero Power Pop/Punk style. Per goderseli appieno però bisogna assolutamente assistere ad un loro concerto, e io questa sera me li guardo per la seconda volta. Sono dei veri animali da palcoscenico; scatenati ed energici, hanno un repertorio esaltante e orecchiabilissimo, per non parlare di quanto ti facciano venir voglia di ballare. Le canzoni che suonano sono tutte supermelodiche, e forse alle orecchie dei più risultano fin troppo simili una con l'altra, ma nel complesso non ci si può assolutamente lamentare; fanno divertire da morire e quel che ti rimane a fine show è una manciata di pezzi mega appiccicosi che non ti scrolli di dosso manco a pregare.
Prima di andare via non ci resta che sorridere contenti della serata e fare scorpacciate di cd, t-shirt e gadget vari al tavolino degli acquisti.


Recensione di Arianna
Foto di Gabriele Gastaldin
Altre fotografie della serata le trovate qui (Likely Lads "Love is all you need" Release Party)

martedì 1 marzo 2011

Beat Pop Live Festival! DAY 3 Live Report


13/02/2011

Ultimo giorno del Beat Pop Live Festival. Questa sera ci regaliamo una cena al nostro ristorante cinese preferito... il più tossico di tutti. Non potevamo scegliere serata migliore per ingozzarci di riso alla cantonese visto che le Cocos parlano di questo “China take away” anche in un loro nuovissimo pezzo, e questa sera le Cocos suonano. Con una formazione non del tutto completa (manca la tastierista, ma il nuovo acquisto si unirà a loro prestissimo), presentano le nuove canzoni in italiano, pezzi allegri e veloci che fanno ballare e canticchiare proprio tutti e c'è chi tra il pubblico spintona per accaparrarsi un posto in prima fila. La seconda band in scaletta sono i Doggs, band dal grande impatto visivo. Il cantante, a prima vista molto timido e riservato, si rivela un vero animale da palcoscenico. Sonorità grunge ed energia da vendere, una band esplosiva dal punto di vista estetico e sonoro. Hanno chiuso con “Wild boy”, un pezzo dalla gran carica oseremmo dire... erotica. Pausa sigaretta e quando ritorniamo di sotto, sul palco sono già pronti gli Assyrians. Con loro si cambia totalmente stile. L'atmosfera si fa più cupa e a tratti torbida, il loro è un live “silenzioso” da seguire in silenzio. Ritmi incalzanti e sonorità psichedeliche fanno da padroni. L'ultimo gruppo della serata sono i Giobia, anch'essi caratterizzati da sonorità psichedeliche, ma con una chiara traccia di fondo surf rock e garage. Loro sono energia pura sul palco e ci regalano un esibizione di alto livello. La gente è scatenatissima, nei balli, nei gesti. Una band molto ben assortita che ci propone sonorità sixties e un'esibizione da godersi fino in fondo. Un tuffo nel passato, più precisamente in un tempo non ben definito a metà degli anni 60, fatto di visioni e colori; a sentirli, ma anche a guardarli (il cantante ma soprattutto il batterista sembrano aver viaggiato nel tempo) non si direbbe proprio che fanno parte dei nostri giorni. E invece sono veri, reali e i loro brani perfettamente riusciti ti riportano al momento che stai vivendo facendoti scorrere in vena adrenalina pura. Perfetti, niente sbagli, un live esemplare.
Quel che resta a fine serata, è una gran manciata di gente un po' ubriaca che non se ne vuole andare, che continua a ballare imperterrita sugli ultimi splendidi pezzi del del mago Dj Henry. Il resto del pubblico è composto da gente che vista l'ora tarda (ahimè, domani è lunedì....) sfolla verso l'uscita del Ligera, soddisfatta e contenta di questi tre impegnativi ma fantastici giorni.




Recensione e riprese video di Arianna & Catia
Montaggio di Ame Bumpkin'
Foto di Gabriele Gastaldin

domenica 27 febbraio 2011

Beat Pop Live Festival! DAY 2 Live Report


12/02/2011

Sabato sera e serata bomba. Più di così non si può chiedere. Oggi gli apripista sono i Red Roosters; li abbiamo già sentiti live ma stasera ci fanno davvero un'ottima impressione rispetto alle altre volte. Spicca una voce pulita, con un timbro importante e maturo nonostante la giovane età del cantante. I cori si amalgamano bene con il resto e aiutano a trasmettere una carica davvero notevole. Volano basso insomma, niente presunzioni, ma se continuano così di sicuro con qualche anno di allenamento faranno grandi cose. La gente è veramente tanta, arrivata giusto giusto per godersi uno special guest tutto inaspettato: l'Orso. Tre ragazzi milanesi venuti a proporci alcuni pezzi del loro primo Ep "L'adolescente". Un prodotto/progetto tutto chitarre e ukulele quello che ci viene presentato a questo festival; tre set in tre posti e momenti diversi. Si fanno seguire dal pubblico in giro per tutto il locale (prima di sotto, poi sopra vicino al bar e per ultimo fuori dal locale). Sono tutti in cerchio, intorno a loro come se fosse un falò. Un momento di relax sonoro dove sorseggiare del vino e stare in compagnia aspettando il cambio palco per le band successive.
Dopo questo momento divertente che ci fa venire una voglia matta di estate, spiagge e sbronze, tocca ai Daisy Chains. I nostri bergamaschi sono ormai di casa. Abbiamo detto di tutto su di loro: li abbiamo definiti dei gentlemen emozionati ed emozionanti, ma soprattutto sono dei grandi ragazzi con grandi aspirazioni, con una gran voglia di fare musica e sostenere la scena indipendente. Sotto il palco c'è un gran numero di spettatori ormai consolidati, e nonostante la formazione non sia la solita (infatti troviamo al basso un sostituto) ci regalano anche questa volta un'esibizione ben fatta. Molto più roccheggianti e rilassati fanno cantare e divertire. Oltretutto ci fanno ben sperare per un futuro (musicale) migliore. Mentre Henry attacca con il Djset al piano inferiore, L'orso ringhia di nuovo i suoi pezzi in attesa della prossima band, i Likely Lads. Inutile mettersi a parlare del casino che si crea quando i quattro salgono sul palco; il traffico nei primi cinque metri sotto il palco è frenetico. Loro sono un'altra di quelle band che con tantotanto sforzo e vagonate di passione sono riusciti a creare una realtà solida, e ascoltandoli con più attenzione, nascosta dietro un vetro di canzoni semplici e allegre, riesci a scorgere la prospettiva di un futuro roseo. I loro live sono tutti un gran divertimento da rimanere senza fiato.
Gli ultimi sono i Temponauts, band power pop/paisley underground e jungle pop. Calcano i palchi ormai da cinque anni con il loro sound evocativo e molto inglese, con riff duri ma molto sciolti; suonano pezzi che si trovano a metà strada esatta tra quel tipico sound grezzo, malinconico e raffinato che caratterizza il genere. Sono precisi, lineari, sanno esattamente cosa fare sul palco. Ci donano insomma un'ultima mezz'ora di live fresca e ispirante, e ci lasciano giusto il tempo di goderci gli ultimi assaggi del Djset di Henry prima che la serata si concluda definitivamente.



Recensione e riprese video di Arianna & Catia
Montaggio di Ame Bumpkin'
Foto di Gabriele Gastaldin
Altre fotografie della serata le trovate qui (Beat Pop Live Festival - 2° giorno)

venerdì 25 febbraio 2011

Beat Pop Live Festival! DAY 1 Live Report


11/02/2011

Oggi per noi è una giornata speciale perché comincia il Beat Pop Live Festival; siamo agitate e abbastanza emozionate... non dobbiamo lasciarci sfuggire niente! Saranno tre giorni impegnativi ma siamo sicure che ne usciremo contente e sappiamo che tutte le band daranno il massimo.
Arriviamo prima delle altre serate, al momento delle preparazioni: qualcuno mangia, altri se ne stanno fuori a fumarsi una sigaretta, un gruppo alla volta fa il soundchek e noi ce ne stiamo sedute in un angolino a guardare beate... (no, non è vero, chi c'era sa bene che abbiamo seguito i musicisti fuori e dentro il Ligera a dargli tormento con le interviste... perdonateci!). Meno male che c'è Dj Henry a mettere i dischi dal suo angolino affianco al palco... la musica che mette lui è il meglio di Milano.
La serata comincia come al solito intorno alle 22.30. Oggi, giorno uno, i primi a salire sul palco sono i Tso. Con la solita formazione a tre (voce/chitarra/basso) e niente batteria, i Tso si cimentano tra pezzi in italiano e inglese, mantenendo una linea un po' scherzosa, un po' seria; giocano con le parole, le lanciano come sassi come dire “chi vuole intendere intenda”... e ci dicono chiaramente che non possono svelarci cosa significa il loro nome.
Durante il live dei Tso buttiamo un occhio in fondo al locale e notiamo con piacere che l'ambiente si sta scaldando; i milanesi arrivano tardi, ma arrivano.
E' la volta dei Labradors, potentissimo trio power pop, un mix perfetto di Weezer e musica anni 70, con una punta del "boss" Bruce Springsteen qua e là. Un live energetico, canzoni orecchiabili e tre ottimi musicisti che conoscono bene il loro strumento. Promossi a pienissimi voti. Ora attendiamo il loro ep per sentire se su disco riescono a trasmettere la stessa energia.
Ormai la gente è davvero tanta. Il penultimo gruppo sono i Nostalgics. Ci hanno abituati bene i quattro nostalgici, e questa sera si sono preparati per stupirci anche di più; a cantare uno dei loro pezzi, tutto intero, è la bassista. Una novità questa, perché prima si occupava solo dei backing vocals. Migliorano sempre di più le atmosfere vintage, i pezzi sono energici e estremamente morbidi allo stesso tempo, dal ritmo impeccabile, perfettamente malinconici e quasi pacati. Sembrano timidi ma sono in realtà dotati di un'espressività incredibile.
A chiudere la serata in bellezza ci pensano i Radio Days. Come sempre sono armati di una grandissima teatralità e un'importante presenza scenica, grazie anche alla parlantina di Paco, il batterista. Molto sciolti e coinvolgenti, dimostrano anche questa volta di saper trasportare il pubblico, venuto per l'occasione anche dalla Spagna. Non si può non citare uno dei loro pezzi più belli (a nostro avviso), "Evelyn Town": ti da quella sensazione di spensieratezza e malinconia che non ti si scrolla più di dosso, e poi il pezzo strumentale sul finire della canzone è un piccolo capolavoro, 30 secondi magici che ti deliziano le orecchie... si, direi che per questa sera possiamo andare a casa davvero contente.



Recensione e riprese video di Arianna & Catia
Montaggio di Ame Bumpkin'
Foto di Gabriele Gastaldin
Altre fotografie della serata le trovate qui (Beat Pop Live Festival - 1° giorno)

giovedì 24 febbraio 2011

The Photogenics – Too old For All This Stuff


1-2-3-4! Ottima partenza per questo trio milan-monzese che propone un pop punk rock diretto, energico e con pochi fronzoli. Trattasi di un D.I.Y cd che è riuscito ad attirare subito la mia attenzione per l’originalità dell’artwork: trattasi di un cartoncino a forma di fotografia polaroid con annesso cd-r con adesivo e mini booklet con testi e le info di sorta. Ma i Photogenics hanno voluto rendere il tutto più divertente pubblicando questo cd con svariate copertine differenti! 
Costoro altro non sono che ¾ dei The Shits (manca all’appello il cantante, Samu). Il risultato però non è per nulla deludente. Questo ep di lancio concentra in 16 minuti 10 brani la cui qualità di registrazione non è perfetta ma tutto sommato accettabile. I ritmi sono veloci e divertenti, sicuramente con ispirazione Ramonesiana mischiata all’influeza degli Head senza alcuna caduta di stile. Special Guest del disco sono Stella Sensibles alla voce in “Too Old” e Andrea Snooky alla chitarra solista in “Tentacles”. Per il resto che dire, andate a vederveli dal vivo ed afferratevi una copia di questo bell’oggettino. Per ora accontentatevi di un ascolto su myspace.



Recensione di Ame Bumpkin'

martedì 1 febbraio 2011

Recensione K.A.U.! + Cheap Mondays + Chaos Surfari + Femme Fatale + The Fucktory @ Ligera


Ore dieci al numero 133 di Via Padova. Il Ligera è già pieno, che ci crediate o no. C'è un po' di agitazione nell'aria perché la serata di stasera si apre con un grande debutto: i Fucktory. Un pochino impacciati (ma in fondo neanche tanto!) salgono sul palco e sotto di loro si stipano subito una ventina di persone. Tra urla e incitamenti, quando i Fucktory cominciano a suonare sembrano subito sentirsi molto di più a loro agio. La cosa più incredibile e originale è che suonano tutti pezzi scritti da loro. Ottimo anche il contrasto tra le due voci (quelle dei due chitarristi). Insomma, tra chitarre sparate alle stelle e voci graffiate e graffianti sporcate da un filo di malinconia, spunta quell'emozione tipica della scena indie-pop e anche se c'è ancora molto su cui lavorare sembra che i Fucktory siano sulla buona strada... aspettiamo i prossimi live!
Poco dopo tocca ai Femme Fatale, la nostra band alessandrina preferita. Li ho già visti più volte live, ma solo oggi mi sono accorta di quanto riescano a migliorare di concerto in concerto. I loro live sono semplicità ed energia, il loro stile duro e gentile allo stesso tempo è in continua evoluzione. Se dovessi descriverli a qualcuno che mi chiede così di getto “ma come sono le loro canzoni?” io risponderei che sono quel tipo di band che ti regala dei pezzi da soundtrack, da camminata, da tram affollato nel centro della città; di quelli che te stai sotto al palco o con le cuffie nelle orecchie a farti dei filmini mentali infiniti che però vengono bruscamente interrotti dall'amara realtà... tipo uno che ti urla “oh, guarda dove vai cretina!”. Ecco, quando si mettono a suonare “I'm surely gonna miss you” provo esattamente questa sensazione, bella ma tormentata.
Quando finiscono di suonare, il casino di gente e il prossimo gruppo che sta per salire sul palco mi riportano alla realtà.
E' il turno dei Chaos Surfari, una super band formata da cinque elementi provenienti da alcune delle migliori band underground del panorama italiano: Enrico dei Pink Rays, Davide dei Merci Miss Monroe, Vincenzo dei Samurai e Gaetano dei The Record's. I Chaos Surfari sono un misto perfetto tra Wavves, Nirvana sottopressione e Birthday Party, tutto in salsa molto anni 90. I pezzi sono interessanti e complessi nella loro breve durata, quasi mai oltre i tre minuti. Da segnalare “A”, “The eyes, they are crazy” e “Do something” che è forse la migliore. Venticinque minuti scarsi di ottimo show energico, fatto da cinque ottimi musicisti.
Il gran finale è tutto nelle mani dei Cheap Mondays, gruppo bergamasco dalle sonorità indie-rock in stile Bloc Party. I loro pezzi sono per la maggior parte veloci, alcuni gridati, frenetici, quasi meccanici; “Damasco” è forse la più classica, ma poi spiccano brani più intraprendenti e sprezzanti come “White Peach” e “Skeptics”. Riff orecchiabili, batteria superfast e schitarrate alte sono le loro principali caratteristiche. Una perfetta macchina live caratterizzata da un forte entusiasmo, che piace e fa scatenare tutti per bene sul finire della serata.


Recensione di Arianna
Foto di Virginia

venerdì 28 gennaio 2011

Riccobellis – Booze-Up With Dee Dee Ramone



I Riccobellis sono un trio bresciano che si diverte e diverte con quel tipo di punk rock ramonesiano di cui non mi stancherò mai: tre accordi che hanno una forte energia alcolica, testi brevi e diretti, tanti coretti divertenti da cantare ed un downstroke come si deve. D’altro canto i Riccobellis si erano già fatti conoscere con un 7” che metteva in evidenza il loro stile. Questa nuova uscita, pubblicata dalla giapponese SP. Records, non ha deluso le mie aspettative. I due singoloni dell’album sono sicuramente “I’m Going Into Space” e “Only You”, ma anche “Love is a Tender Question” e “Dreaming of R’N’R Highschool” meritano attenzione.
Insomma andate ad ascoltarvi i brani su myspace o compratevi il disco. Non ve ne pentirete.



Recensione di Ame Bumpkin'

giovedì 20 gennaio 2011

Recensione Indierocketradar with The Last Project + Capozeella + Likely Lads + Strobo Monsters @ Rocket


Si, esco anche di martedì sera perché me ne vado al Rocket. Arrivo alle dieci passate pensando di essere in ritardo e invece la porta della sala live non è ancora aperta... vabè, dovrei saperlo ormai, pago e mi fumo l'ennesima sigaretta.
Finalmente alle dieci e mezza circa possiamo tutti precipitarci al piano inferiore del locale. Questa sera conosco solo due dei quattro gruppi che suoneranno, quindi devo stare attenta e prendere appunti. Sono in fila per prendere da bere (si... c'è già fila!) e sento che giù i Last Project hanno cominciato a suonare... mannaggia. Mi infilo tra la gente e arrivo quasi in prima fila. Rimango piacevolmente stupita già dopo i primi tre o quattro pezzi; i Last Project suonano un indie rock veloce, dai ritornelli accattivanti, di quelli che non faticano ed entrarti in testa. Il loro stile compositivo si ispira molto a quello degli Strokes di “Reptilia” o “12.51” per intenderci, e il loro pezzo “A perfect mask” ne è una prova lampante. La voce del cantante non è forse perfettamente calda come su disco, ma riesco tranquillamente ad apprezzare almeno la metà dei pezzi in scaletta. “Niente di nuovo sotto il sole” quindi, ma sicuramente sanno offrire una buona carrellata di canzoni fresche e leggere.
La staffetta passa ai Capozeella. Loro li ho già sentiti una volta e so quanto sono bravi, soprattutto so quanto c'è da ballare. Che siano dieci minuti o mezz'ora, i Capozeella sanno come intrattenere il pubblico, fanno divertire ma soprattutto si divertono; la presenza scenica della band è fantastica, il Rocket è in fibrillazione. Il suond del synth che si fonde con la carica dei quattro ragazzi milanesi crea un atmosfera perfetta. Quasi alla fine del live poi, dal soffitto scende una pioggia di bolle di sapone e tutti non possono far altro che rimanere a bocca aperta. Ottima la scelta delle cover e perfetta la chiusura con il loro pezzo nuovo in italiano “Studio le stelle”.
Qualche minuto dopo, tra la folla che ormai ha riempito il Rocket, si fanno strada quattro ragazzi in maglietta a righe bianche e nere e giacca di pelle: sono i Likely Lads. E' inutile a questo punto nascondere il mio debole per loro, è una cosa risaputa e quindi non voglio sentire storie... si faccia avanti chi non ha delle preferenze. I Likely Lads offrono ai fans il consueto show fatto di ritmi incalzanti e pezzi power pop leggeri, scritti apposta per far divertire e canticchiare spensierati. Nonostante i fischi che partono dalla chitarra del cantante e dalla semplicità con cui impostano i live, i Likely Lads non deludono, e i fans non smettono di dimostrare il loro affetto incondizionato.
A questo punto della serata è praticamente impossibile muoversi all'interno del Rocket; lo stretto corridoio al piano di sopra che porta verso l'uscita è stracolmo di persone... vabè, si sapeva anche questo! A parte questi piccoli fastidi c'è da sentire ancora l'ultima band, gli Strobo Monsters. Io non li avevo mai visti live... e penso che non li vedrò mai in faccia durante un loro concerto perché i Monsters si presentano sul palco con tanto di maschere (una glitterata e una da panda) e passamontagna. Ci propongono uno stile completamente diverso da quello delle altre band della serata; il sound è più orientato verso l'elettronica, genere per il quale non nutro una grandissima passione, ma per mia fortuna loro “la suonano diversa”. Niente batteria, chitarra possente e synth si mischiano per creare un risultato a metà tra l'elettronica, il punk e il rock. Anche grazie a questo favoloso mix, i pezzi risultano molto apprezzabili e non annoiano, ma anzi incoraggiano ancora di più i balli. Unica piccola pecca è il volume... le loro canzoni, se suonate ad un livello un po' più alto, avrebbero fatto crollare il Rocket.


Recensione di Arianna
Foto di Gabriele Gastaldin

Altre fotografie della serata le trovate qui (Indierocketradar @ Rocket)

lunedì 10 gennaio 2011

Recensione Daisy Chains + Urban Clothes + Colin Farrell + Skinniboys + Tso! @ Magnolia!

La situazione iniziale è stata questa: sei gennaio, epifania, magnolia.
Come ben sapete tutti ormai, né la pioggia né la neve, nessuna condizione atmosferica ci ferma, tantomeno la befana.
Sono le ventuno e trenta, c'è un gran silenzio e il cancello del magnolia sembra chiuso ma noi entriamo lo stesso.
Operazione tesseramento. Essì nuovo anno, rinnovo della tessera soci, mi sembra ovvio.
Finalmente siamo dentro e raggiungiamo i nostri amici di "The kids are united" che hanno già cominciato a metter su un po' di bella musica.
Il locale è ancora vuoto quindi si fan due chiacchere coi primi arrivati e si prende da bere; vodka lemon per intenderci, sarà anche il 2011 ma i gusti son sempre quelli.
Tra una partita a biliardino e un'altra è tempo di cominciare. I primi a salire sul palco sono i TSO, band garage/pop/surf milanese (la bassista è la stessa delle Cocos per intenderci) che, sprovvisti di un batterista si sono arrangiati con delle basi registrate, facendo comunque la loro “porca” figura tra pezzi in inglese e italiano. La gente comincia ad arrivare a scaglioni e ad avvicinarsi al palco mentre i tre giovani scaldano l'atmosfera con pezzi davvero accattivanti che vengono molto ben apprezzati dal pubblico.
Dopo la prima mezz'ora è il turno degli Skinniboys, un quartetto tutto garage/indie-rock dalle sonorità un po' psichedeliche, che riescono a far esplodere il pubblico coinvolgendolo al centopercento. Band davvero impressionante. Da citare “A forest” dei Cure, personalizzata alla grande. Ben fatto Skinni!
Tra una band e l'altra continua il djset; siamo ormai a metà serata e il magnolia è stracolmo di persone parlanti, vaganti, scatenate; comunque davvero tante per essere una serata di inizio anno, oltretutto di festa.
Il terzo gruppo è pronto ad esibirsi, loro sono niente popòdimeno che i Colin Farrel. Gruppo punk capitanato dal nostro energico quanto strampalato Mob. Un pazzo (in senso buono) che vaga qua e là cantando pezzi come Neil Aspinall (nel quale il ritornello è stato tramutato in Pete Doherty is dead), Eat me e Lollo is on cortisone (ormai l'inno della band e dei fan).
Uno spettacolo imperdibile il loro che vede il pubblico seguire, letteralmente parlando, il cantante sul palco, giù dal palco e perfino in bagno. 'Streets on fire, the MOB goes wild.
Gli Urban Clothes sono i prossimi in scaletta. Un indie pop rock il loro, dalle sonorità travolgenti e malinconicamente energiche; i loro testi sono forse la parte più convincente e che più spicca come dote del quintetto milanese. A parte qualche ragazzetta che si dimenava sotto il palco, il pubblico seppur numeroso risultava un po' freddo ma comunque interessato a sentirli; e seppur non sarà stata una delle serate migliori da questo punto di vista, d'altro canto rimangono tecnicamente perfetti e precisi, esperti e capaci di trasportare l'ascoltatore nel loro piccolo/grande mondo.
Il gran finale è tutto bergamasco con i nostri amici Daisy Chains. Band indie-rock capace di unire tutto il pubblico in una catena di corpi e braccia, di cori generali; i loro inconfondibili riff di chitarra e giri di basso veloci coinvolgono tanto da non lasciarti scappare, devi stare lì a sentirli, a cantare e ad avere una mezz'ora di confronto emozionale con loro. E tutto questo è fatto in perfetto stile gentlemen.
Siamo giunti al termine, o quasi, perché tra una sigaretta e l'altra la gente ora si scatena nelle danze e si lascia andare sulle note delle canzoni proposte dai due dj bolognesi del “Death Dudes & Depravation” venuti a trovarci direttamente dal Covo. Viva viva la befana!


Recensione di Catia