12/02/2011
Sabato sera e serata bomba. Più di così non si può chiedere. Oggi gli apripista sono i Red Roosters; li abbiamo già sentiti live ma stasera ci fanno davvero un'ottima impressione rispetto alle altre volte. Spicca una voce pulita, con un timbro importante e maturo nonostante la giovane età del cantante. I cori si amalgamano bene con il resto e aiutano a trasmettere una carica davvero notevole. Volano basso insomma, niente presunzioni, ma se continuano così di sicuro con qualche anno di allenamento faranno grandi cose. La gente è veramente tanta, arrivata giusto giusto per godersi uno special guest tutto inaspettato: l'Orso. Tre ragazzi milanesi venuti a proporci alcuni pezzi del loro primo Ep "L'adolescente". Un prodotto/progetto tutto chitarre e ukulele quello che ci viene presentato a questo festival; tre set in tre posti e momenti diversi. Si fanno seguire dal pubblico in giro per tutto il locale (prima di sotto, poi sopra vicino al bar e per ultimo fuori dal locale). Sono tutti in cerchio, intorno a loro come se fosse un falò. Un momento di relax sonoro dove sorseggiare del vino e stare in compagnia aspettando il cambio palco per le band successive.
Dopo questo momento divertente che ci fa venire una voglia matta di estate, spiagge e sbronze, tocca ai Daisy Chains. I nostri bergamaschi sono ormai di casa. Abbiamo detto di tutto su di loro: li abbiamo definiti dei gentlemen emozionati ed emozionanti, ma soprattutto sono dei grandi ragazzi con grandi aspirazioni, con una gran voglia di fare musica e sostenere la scena indipendente. Sotto il palco c'è un gran numero di spettatori ormai consolidati, e nonostante la formazione non sia la solita (infatti troviamo al basso un sostituto) ci regalano anche questa volta un'esibizione ben fatta. Molto più roccheggianti e rilassati fanno cantare e divertire. Oltretutto ci fanno ben sperare per un futuro (musicale) migliore. Mentre Henry attacca con il Djset al piano inferiore, L'orso ringhia di nuovo i suoi pezzi in attesa della prossima band, i Likely Lads. Inutile mettersi a parlare del casino che si crea quando i quattro salgono sul palco; il traffico nei primi cinque metri sotto il palco è frenetico. Loro sono un'altra di quelle band che con tantotanto sforzo e vagonate di passione sono riusciti a creare una realtà solida, e ascoltandoli con più attenzione, nascosta dietro un vetro di canzoni semplici e allegre, riesci a scorgere la prospettiva di un futuro roseo. I loro live sono tutti un gran divertimento da rimanere senza fiato.
Gli ultimi sono i Temponauts, band power pop/paisley underground e jungle pop. Calcano i palchi ormai da cinque anni con il loro sound evocativo e molto inglese, con riff duri ma molto sciolti; suonano pezzi che si trovano a metà strada esatta tra quel tipico sound grezzo, malinconico e raffinato che caratterizza il genere. Sono precisi, lineari, sanno esattamente cosa fare sul palco. Ci donano insomma un'ultima mezz'ora di live fresca e ispirante, e ci lasciano giusto il tempo di goderci gli ultimi assaggi del Djset di Henry prima che la serata si concluda definitivamente.
Montaggio di Ame Bumpkin'
Foto di Gabriele GastaldinAltre fotografie della serata le trovate qui (Beat Pop Live Festival - 2° giorno)