lunedì 25 ottobre 2010

Recensione della serata al Rocket! con: Urban Clothes (Release Party!), Skinniboys, Femme Fatale & Dj Set


Piove e fa freddo. E' una di quelle tipiche domeniche di fine Ottobre in cui te ne staresti volentieri a casa in pigiama e pantofole. Invece sfidi le intemperie e ti infili dentro al Rocket, dove c'è caldo e gente, tanta gente. Ad inizio serata, più di venti persone sono sedute al bancone, e altrettante se ne trovano quando si scende nella sala concerti. Alle dieci i live non sono ancora cominciati, ma c'è già Dj set e qualche ragazza che balla in mezzo alla pista.
Poco più tardi però, dentro al Rocket si alza ancora di più la temperatura: il via vai tra palco/pista/camerini si fa più intenso e la gente comincia ad accalcarsi. I primi a salire sul palco sono i Femme Fatale, quattro ragazzi di Alessandria che hanno appena visto nascere il loro primo EP. La voce del cantante è sorprendentemente chiara e limpida dal vivo, i suoni coinvolgenti. Suonano i loro pezzi tranquillamente, senza proporre un grande show, ma il risultato è tutt'altro che noioso; l'atmosfera che riescono a creare è accogliente, e le prime quattro file sono prese e incantate. La scaletta è breve ma intensa, spicca una cover degli Stereophonics, "Have a nice day", con conseguenti balletti e immancabili cori pa-para-pa-pa-para di contorno.
Poi è il turno degli Skinnyboys, o forse sarebbe meglio dire degli Skinnybomba, perchè come salgono sul palco partono una serie di luci psichedeliche e fischi d'incitamento. Il batterista comincia a picchiare, il chitarrista con i suoi suoni un pò distorti si mette a seguirlo. L'intro degli Skinnyboys dura una manciata di secondi, il tempo che ci metto per capire che hanno dato inizio alle danze con una cover che più azzeccata di così non potevano sceglierla, "A Forest", dei Cure. Poi attaccano con i loro pezzi; energia alle stelle, trasmessa maggiormente dalla voce del cantante e dalla batteria che picchia come un martello. Il pubblico sotto non può fare a meno di agitarsi, soprattutto sulle note di "Let there be more wine", e verso la fine parte anche qualche spintone che ovviamente sfocia in un pogo.
Chi è rimasto dietro nelle ultime file, e non supera il metro e settanta, ormai non vede più niente. C'è casino, le cinquanta persone che c'erano ad inizio serata si sono triplicate; duecento persone affollano il locale che quasi straborda. Quando gli Skinnyboys smettono di suonare la gente è ancora su di giri e addirittura si fa fatica a spostarsi più in fondo o più avanti.
L'ultima band a salire sul palco del Rocket sono gli Urban Clothes, quintetto dalle sonorità Indie Pop che si esibisce per presentare il nuovo album "Hug, kill and feel your rage". Precisi e impeccabili, suonano per quasi un'ora. I pezzi sono per metà energici e vitali, per metà più lenti e simili a ballate, ma comunque tutti ugualmente potenti. Urla, fischi e battiti di mani sono la costante. Il casino più casino si scatena forse sul loro pezzo più interessante e suggestivo "The rage of a lonely heart"; sul riff di questo brano, tutti - ma proprio tutti - cantano e ballano. La risposta del pubblico denota una certa esperienza degli Urban Clothes, sicuri delle loro capacità e determinati.
E' ormai l'una passata quando anche gli Urban Clothes abbandonano il palco. Qualcuno esce a fumare una sigaretta, qualcuno torna su per un altro drink, e rimane giusto giusto lo spazio per esaurire tutte le energie ballando sulle canzoni messe dall'ormai consolidato "The Family Dj set". In pochi guardano l'orologio, perchè dopo venti minuti e qualche birra, e nonostante le luci che si accendono prepotentemente nella sala, c'è ancora spazio per una decina di ballerini provetti che ripropongono una coreografia sulle note dei Darwin Deez, e altre canzoni sulle quali c'è da scatenarsi per forza di cose.
E' stata decisamente una buona idea quella di uscire di casa e andare al Rocket, anche di domenica sera, anche se faceva freddo e pioveva.

Recensione di Arianna
Foto di Gabriele Gastaldin

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